giovedì 7 febbraio 2008

L'acqua vale più del petrolio la Russia scopre l'Oro blu



La Fao: nel 2050 quasi un terzo dell'umanità senz'acqua potabile
Una rete di canali avvolgerà i paesi assetati dell'ex Unione Sovietica

MOSCA - Non solo la Russia galleggia su immensi giacimenti di petrolio e gas, al punto da averla trasformata in una superpotenza energetica. Nel suo sterminato territorio c'è tanta acqua dolce da dissetare due pianeti: 120mila fiumi, 2,3 milioni di laghi, paludi vaste come Italia, Spagna e Francia messe assieme. Le risorse idriche superano i 97mila chilometri cubi se ci aggiungiamo le acque del sottosuolo e i ghiacciai: tradotto in vil moneta - o meglio, in denaro liquido - significa poter disporre di scorte idriche il cui valore supera, già oggi, gli 800 miliardi di dollari l'anno. Siccome l'acqua sarà il petrolio del nuovo millennio, i sogni di grandezza del Cremlino stanno diventando ancor più ambiziosi, tanta ricchezza e tante prospettive aumentano l'influenza politica, specie sui paesi confinanti dell'Asia Centrale, assediati dai deserti e dalla siccità.

È bastato un rapporto della Fao, apparso lunedì, in cui si rilancia l'allarme per l'emergenza acqua ("nel 2050 quasi due miliardi di persone potranno restare senz'acqua potabile") e subito i russi hanno fatto sapere che saranno pronti ad operare nel florido mercato dell'oro blu, anche se preferiscono chiamarlo "oro trasparente" (così ha scritto ieri il giornale Novye Izvestia): "La Russia ha buone chances, bisogna però sfruttarle con intelligenza. Potremo occupare un buon posto tra i fornitori d'acqua e tra gli esportatori di prodotti che richiedono grande consumo d'acqua", spiega Viktor Danilov-Daniljan, direttore a Mosca dell'Istituto Nazionale per i Problemi Idrici, "per esempio, l'Africa settentrionale e il Medio Oriente importano una quantità tale di frumento che per produrla ci vorrebbe l'acqua di due fiumi come il Nilo".

I numeri dello "stress idrico" sono da brivido. Per ottenere un chilo di riso ci vogliono da 2 a 5mila litri di acqua. In media, per produrre cibo occorrono 3mila litri d'acqua a testa al giorno.

Quando l'acqua comincerà a scarseggiare, la Russia grazie alle sue smisurate risorse diventerà leader della catena alimentare. Basterà adeguare le infrastrutture, costruire acquedotti diretti a sud, come succede per gli idrocarburi, avvolgere in una tela di ragno gli assetati dell'Eurasia. Pensare che il regime sovietico aveva messo in piedi un progetto per invertire il corso dei grandi fiumi siberiani che sfociano nell'Artico e irrigare le repubbliche dell'Asia Centrale: un'impresa titanica ma potenzialmente anche una catastrofe ambientale. Prevalse il buon senso, e tutto rimase come prima. Era il 1986.

Oggi, Nursultan Nazarbaev, presidente del Kazakistan ha rispolverato quella vecchia idea, però da Mosca hanno fatto finta di non capire. "Che comincino a eliminare gli sprechi", suggerisce Tatiana Moisseenko, membro dell'Accademia delle Scienze. Ai Paesi che dispongono di scarse risorse idriche lei consiglia di evitare l'emancipazione totale ("l'indipendenza") dalle regioni del mondo che invece ne dispongono in abbondanza: "In Asia Centrale l'acqua viene sfruttata in maniera abbastanza irrazionale", osserva la Moissenko, "devono introdurre tecnologie per risparmiarla, mettere in uso nell'irrigazione le tecnologie a gocce".

I Paesi ex satelliti dell'Urss soffriranno pesanti danni se non correranno ai ripari. E il riparo si chiama Grande Madre Russia. Dice Anatolij Barkovskij, direttore del Centro per i rapporti esteri dell'Istituto di economia dell'Accademia delle Scienze russa: "Bisogna risolvere in anticipo una serie di problemi: come e quanta acqua può essere trasportata senza creare danni ambientali. Dopodiché, potremmo dissetare fino a saziare".

Acqua come merce, fiumi di rubli, anzi, di dollari. Il business dell'oro blu arricchirà ulteriormente la Russia, scrivono i giornali.

Il controllo dell'acqua è vitale, senza si muore. Senza non si produce. L'acqua è un bene di consumo, lo ha stabilito l'Organizzazione mondiale per il commercio, alla quale la Russia sta aderendo. L'industria globale dell'acqua ha un giro d'affari di 400 miliardi di dollari. Un "asset" fluido che garantisce profitti a go-go e sudditanze strategiche. Da annegarci.


fonte: www.altrogiornale.org



mercoledì 6 febbraio 2008

l’esperimento monetario di Guardiagrele

Taglio da 1000 SIMEC

Il professor Giacinto Auriti alla fine del Luglio 2000, in qualità di fondatore e segretario del SAUS (Sindacato anti-usura) mise in circolazione i SIMEC (simboli econometrici di valore indotto) di esclusiva proprietà del portatore (come è esplicitamente stampato sui biglietti).

Scopo di questo esperimento della teoria del valore indotto (che Auriti ha propugnato per oltre trentacinque anni) era quello di verificare "in corpore vili" che i cittadini possono per convenzione creare il valore della moneta locale senza alcun intervento nè dello Stato nè del sistema bancario; l'obiettivo ultimo era quello di sostituire alla sovranità illegittima della Banca d'Italia la proprietà della moneta, quale prerogativa dello Stato, a favore dei singoli cittadini; ma l’esperimento rappresentò già un successo rilevantissimo, perchè apportò un punto fermo in materia monetaria, ovverosia l'accertamento sul piano pratico e fattuale del principio che il valore è dato alla moneta solo da chi l'accetta (cittadini) sulla base di una convenzione, e non da chi la emette (banca).

Questa affermazione vale ancora di più in relazione al fatto che fu abolita la moneta convertibile in oro ovvero la cd riserva aurea il 15 agosto del 1971 su iniziativa di Richard Nixon storicamente conosciuta come l’abolizione degli accordi di Bretton Woods. In coerenza di quest’ultima affermazione più volte ribadita dal professor Auriti , l’operazione economica svoltasi a Guardiagrele, a detta dei quotidiani di quel periodo, rivitalizzò il commercio e quindi la critica economia locale (Guardiagrele risultava il comune con il più alto indice per suicidi da insolvenza). Nella circostanza il professor Auriti rilasciò la seguente dichiarazione piuttosto lapidaria: «È come se avessimo messo del sangue in un corpo dissanguato».

Non può dubitarsi che l'iniziativa del giurista abruzzese costituisce un importante riscontro scientifico di sociologia giuridica ed economica senza precedenti in Italia, soprattutto perché proviene da un'associazione privata (SAUS) e non da un ente dotato di potere pubblico, come potrebbe essere, se non lo Stato, il Comune. Deve anche aggiungersi che l'esperimento di Auriti sollecitò l'attenzione non solo delle forze politiche italiane, oltre che della stampa nazionale, ma anche di numerosi organi di informazione stranieri, a dimostrazione dell'interesse destato dalla nuova rivoluzionaria formula monetaria, che configurò la moneta come strumento di diritto sociale avente contenuto patrimoniale come detta l’art. 42 della costituzione al secondo comma, che riconosce la proprietà per tutti aggiungendo in piena legittimità alla sovranità politica anche quella monetaria in capo alle collettività nazionali.

Auriti realizzò il progetto in due fasi: la prima, che il professore denominò dell'avviamento, servì perché il SIMEC potesse conseguire "quel valore indotto che lo oggettivizza come un bene reale, oggetto di proprietà del portatore", e che lo distinse dalla moneta corrente non più soltanto formalmente, ma anche sostanzialmente. La seconda fase che consentì al Comune di "beneficiare del servizio econometrico predisposto dal SAUS (Sindacato anti-usura), mediante un Assessorato per il Reddito di Cittadinanza, che ebbe il compito di promuovere, anche culturalmente, l'iniziativa, di controllare e attuare la distribuzione dei SIMEC tra i cittadini".

In sostanza il progetto tecnicamente parlando si sviluppò lungo questa direttrice: il cittadino si recava e cambiava il SIMEC alla pari con la lira. Poniamolo così: il cittadino depositava centomila lire (eravamo ancora alla vecchia ma molto più funzionale lira) e prendeva in cambio centomila SIMEC. I centomila SIMEC in mano alla persona che effettuava il cambio diventavano duecentomila cioè il doppio, perché il SIMEC per convenzione valeva il doppio della lira, e siccome lui l'accettava e accettava, nel contempo, anche di partecipare alla convenzione, consentiva la nascita del valore convenzionale che non ha riserva in coerenza all’abolizione della riserva aurea avvenuta con la cessazione degli accordi di Bretton Woods.

Il SIMEC era senza riserva: come, ad esempio, un francobollo d'antiquariato. Il cittadino andava dal commerciante a fare la spesa e quest'ultimo accettava i SIMEC per il doppio perché convenzionalmente valeva il doppio. Quando i cittadini, dunque andavano a fare il cambio questo avveniva per il doppio, perché tutti quanti lo accettavano per il doppio. Tutto questo risultò un vero e proprio volano per l’economia locale tanto più che il professor Auriti sostenne:«La gente è entusiasta perché qui è rinata Guardiagrele. Quando è entrato sul mercato il valore indotto del SIMEC è ritornato il sangue nell'economia», permettendo concretamente ai cittadini di toccare con mano la rinascita economica e sociale del paese che purtroppo crollò in virtù del sequestro dei SIMEC su disposizione della Procura di Chieti e non solo. Credo che questa iniziativa meriti una certa attenzione, poiché potrebbe concretamente trovare una sua riproposizione, su larga scala, dato che i SIMEC sequestrati furono successivamente dissequestrati palesando, nell’occasione, la legittimità e la credibilità di quel famoso esperimento di grande caratura come d’altronde ha dimostrato durante tutto l’arco della sua vita il Genio Auriti lottatore insuperabile del sistema bancario.

A cura del Dott. Gianluigi Mucciaccio

www.disinformazione.it

se solo fosse vero...



La vita dovrebbe essere vissuta al contrario.
Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete
tracchete il trauma è bello che superato.
Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai
migliorando giorno dopo giorno.
Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare
in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare
del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe
scompaiono.
Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro.
Lavori quarant’anni finchè non sei così giovane da sfruttare
adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa.
Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari
per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici,
senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finchè non sei bebè.
Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che
ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li
passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con
room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i
coglioni.
E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.
Woody Allen

venerdì 1 febbraio 2008

censurato !!!!



Paul Doany, presidente di Turk Telecom, il più grande provider di telecomunicazioni turco, ha detto che la sua azienda ha immediatamente attuato il blocco.

“Non siamo nella posizione di dire se il video su YouTube fosse un insulto e se fosse giusto o sbagliato bloccarlo. È stata una decisione presa dal tribunale e noi ci siamo adeguati”, ha detto Doany, il cui provider, ex monopolio di stato privatizzato nel 2005, viene utilizzato dalla maggioranza degli utenti turchi.

“L’accesso al sito è stato bloccato da un tribunale”, questo il messaggio che appare a chi cerca di accedere alla pagina web del sito di video-sharing, attraverso Turk Tekecom. L’accesso può essere però effettuato tramite altri provider di rete. Il video in questione descriverebbe Ataturk e la popolazione turca come omossessuali. Insultare il padre fondatore della moderna Turchia è considerato un crimine punibile con la prigione.


fonte www.diggita.it


giovedì 31 gennaio 2008

DIFENDIAMOCI DALLE SPIE

SIAMO TUTTI SOTTO CONTROLLO. E' ORA CHE CE NE RENDIAMO CONTO E IMPARIAMO A DIFENDERCI
E' NATA UNA VERSIONE EVOLUTA DI PEER GUARDIAN 2 CHE CI DIFENDE DALLE INTRUSIONI INDESIDERATE DA PARTE DI TERZI CHE QUOTIDIANAMENTE FA VISITA AL NOSTRO PC PER SPULCIARE LE NOSTRE ABITUDINI, I NOSTRI DATI, FOTO COSA SCARICHIAMO COME SCARICHIAMO SENZA CHE NESSUNO DI NOI SE NE AVVEDA.
E' ORA DI FARLA FINITA. NON SARA' ECCEZIONALE COME SOFTWERE MA PUO' GARANTIRE UNA NOTEVOLE DIMINUZIONE DI INTRUSI.

DIFENDIAMOCI DAL GRANDE FRATELLO


clicca su una qualunque immagine del post per scaricare peer guardian 2

venerdì 25 gennaio 2008

martedì 22 gennaio 2008

Lettera da Napoli

Questa è una lettera publicata da Piero Ricca nel suo blog
che mi ha dato spunto per il titolo del post precedente.
E' un ritratto coerente delle cause che hanno portato il meridione alla situazione attuale.






A Napoli dovrei starci almeno un mese. Ho addosso sentimenti contrastanti. Questa è una città immersa in uno spaventoso degrado eppure dotata di tutte le potenzialità per riscattarsi. Sto conoscendo persone serie, lucide, perbene. Per nulla rappresentate dalle istituzioni e dall’informazione. Ma il “caso Napoli” è tutt’uno con il “caso Italia”. Ieri sera ho ricevuto questa lettera da una persona con la quale ho fatto due chiacchiere in via Toledo.

Caro Piero,
non più tardi di due ore fa ci siamo incontrati alla via Toledo e Ti ho accompagnato a casa. Mi dispiace di non averVi potuto seguire in pizzeria “al 22″ e, temo, di non poter esserci domani (ieri, ndr) al Gambrinus. Ci tengo però a non venir meno alla mia promessa delle trenta righe. Eccole… un caro saluto.

Giuseppe Balsamo


Caro Piero,
vorrei parlarTi della mia città, Napoli, partendo da lontano, non per trovare le colpe dell’attuale inciviltà, quanto piuttosto per trovare le cause che - secondo me - hanno originato il disastro di questi giorni, e soprattutto per evidenziarle a chi, come Te, in questi giorni scrive “nonostante tutto, Napoli è splendida”, cosa mai può essere stata l’origine di un male così antico. Quanto qui scrivo non riguarda solo Napoli, ma tutto il Sud Italia e Napoli, a mio avviso, è solo l’esempio più eclatante di una decadenza molto più diffusa.Un mio amico, docente universitario, mi ha insegnato che il presente è la derivata fra memoria ed utopia e, se permetti, vorrei condividere con Te e con gli amici del Tuo blog alcuni miei ricordi ed alcune mie utopie.Vorrei quindi metaforicamente girare per le vie della mia città e farTi conoscere direttamente dalle “pietre” ciò che eravamo e ciò che siamo diventati. Nella mia città, in Piazza Carlo III, nel 1751 Carlo III di Borbone, in piena epoca illuminista, commissionò all’architetto Ferdinando Fuga il più grande palazzo d’Europa a pianta orizzontale, il Reale Albergo dei Poveri. Non doveva essere una reggia, ma al contrario una struttura capace di accogliere i circa 8.000 poveri, diseredati, sbandati ed immigrati dell’allora Regno delle Due Sicilie, lì veniva insegnato loro un mestiere e venivano assicurati gli adeguati mezzi di sussistenza. Accanto al palazzo quello stesso re fece costruire il primo cimitero al mondo per dare degna sepoltura ai poveri, il “cimitero delle 366 fosse”.Aggiungerei a questo che a Napoli già nel 1500 sono stati “inventati” i conservatori, come luoghi dove “conservare” la musica e tramandarla soprattutto ai fanciulli abbandonati (ne avevamo 4 “Santa Maria di Loreto”, “Pietà dei Turchini”, “Sant’Onofrio a Capuana” e quello “dei Poveri di Gesù Cristo”, poi a inizio ottocento unificati in quello attuale di “San Pietro a Majella”).Aggiungo a questi luoghi il Real Sito di San Leucio, con le sue seterie, primo concreto esempio di socialdemocrazia nel mondo.I primati tecnologici della mia città sono stati ancora tanti, ma qui mi interessa analizzare il livello di civiltà raggiunto in ciascuna epoca e trovare il punto di regressione, il primo scricchiolio da cui è poi derivato l’attuale disastro.Quelli che ho citato non sembrano propriamente i dati di una città storicamente incivile, quanto piuttosto i dati di una città che era capitale di un regno ricco e che, per un lungo periodo ultrasecolare, è riuscita ad essere all’avanguardia nelle politiche sociali, quella stessa città che oggi muore con la sua regione sommersa dall’immondizia.Ma allora è legittimo chiedersi, cosa è successo negli anni successivi, quale degrado giustifica l’attuale disastro morale e civile ?Vorrei parlare adesso della Calabria, la regione d’Italia che oggi è considerata come la più povere.Nel 1860 a Mongiana sulle Serre, attualmente in provincia di Vibo Valentia, c’era una fabbrica, le Reali Ferriere, che occupavano tra i 2.700 ed i 2.800 operai, in una regione dove oggi sfortunatamente non esiste nessuna azienda che occupa tanti operai.Allora non c’era la ‘ndrangheta, così come non esisteva la camorra in Campania, nè la mafia in Sicilia.Per la logica delle cause e non certo per individuare delle colpe, vorrei capire, dopo tanti primati, come sia possibile che dopo 150 anni dall’unità d’Italia al Sud non si sia stati in grado di costruire un’autostrada decente che ci colleghi con la Calabria e la Sicilia e capire se non sia iniziata con l’unità d’Italia la crisi della mia città e del Meridione d’Italia.Vorrei sapere a cosa ed a chi sono andati tutti i miliardi spesi per il Mezzogiorno, vorrei sapere se partendo da Enrico Cialdini allora a Casalduni e Pontelandolfo, così come a Bronte ed in mille altri posti, la terra si è macchiata del sangue di tanti concittadini che forse già presagivano l’immane successivo disastro e se quei morti sia giusto o ingiusto ricordarli, così come è giusto oggi ricordare al Bassolino di turno dei morti di Acerra, Nola, Palma Campania, vittime di una delle più grandi catastrofi ecologiche del nostro secolo.Vorrei fare tutto questo per ritrovare dalla decadenza il punto di risalita, il momento della rinascita.Vorrei lasciare aperte le risposte a tutti per spiegare a me stesso ed agli altri quali siano le origini della decadenza economica, morale e civile di una città e con essa, poi di una parte rilevante del mio paese, il Meridione d’Italia e, successivamente dell’Italia intera.Può essere un modo per rinascere finalmente uniti.

sabato 19 gennaio 2008

il presente è la derivata fra memoria ed utopia...




Potrete ingannare tutti per un po'. Potrete ingannare qualcuno per sempre .Ma non potrete ingannare tutti per sempre. Abramo Lincon

venerdì 18 gennaio 2008

MASTELLA, MALCOMUNE O REATO ?

Andrea riporta un articolo tratto da effedieffe molto utile per avere un quadro generale sul caso Mastella:

Clemente Mastella fuori da Palazzo Chigi: "Mi dimetto, getto la spugna".
Così, con tono commosso e definendo la moglie "un ostaggio", ha concluso il discorso alla Camera...


Una delle accuse a Mastella & signora sarebbe quella di aver minacciato Bassolino: ti tolgo l'appoggio e così ti faccio cadere, se tu non ti prendi come assessore uno dei miei.Ebbene? Lo fanno tutti, si sbracciano a dire tutti i politici. Formigoni e Prodi, Fini e Larussa, fate voi altri nomi, quando sono in una coalizione di governo fanno il mercato delle vacche, esercitando, se occorre, il ricatto; si accaparrano posti, forniscono appalti lucrosi agli amici, mettono a dirigere le municipalizzate e le ASL i loro candidati trombati, si scambiano favori e persino veline TV.
Che male c'è? E' «un malcostume, ma non è un reato».
Questa distinzione tra «malcostume» e «reato» l'hanno evocata anche quelli che prendono un poco le distanze da Mastella. Ed è questo il segno della bassezza morale cui siamo caduti.
Se non vi rivoltate a questa distinzione, siete degradati moralmente anche voi.
Mastella fa come tutti gli altri? Eh no, c'è una differenza di grado.

Egli ha fondato un suo partito personale, che non usa il «malcostume» come mezzo, ma come scopo finale. Che ha il clientelismo come unico fine dichiarato, e arrogantemente dichiarato.

Ovviamente, è l'accettazione corrente del «malcostume» che glielo ha consentito.
Basta non avere alcuno scrupolo, e specie nel Meridione, ti puoi costituire un partito locale fatto di elettori che ti devono qualcosa, e che perdono qualcosa se tu non sei al potere: una base microscopica come quella di Ceppaloni, ma solidissima.
Da qui, con l'1%, puoi diventare ministro.
Restando nello stesso tempo sindaco di Ceppaloni, e mettendo la moglie alla presidenza della Regione.
Il sistema elettorale è fatto apposta per questo.
Premia chi ha pochi voti in un territorio concentrato, anche piccolo: voti che, ovviamente, vengono da favori fatti.
Non esiste un collegio unico nazionale dove possano presentarsi progetti nazionali, idee, menti intellettuali capaci di pensare in grande.
Da noi un filosofo non può entrare in parlamento, perché non ha posti da dare.
Non può uno scrittore e saggista, che ha magari un milione di lettori, però sparsi nel territorio nazionale.

Può Mastella. Che io considero un delinquente molto più di quanto appaia ai media: un delinquente politico. Uno che ha trasformato uno dei mezzi della politica nel suo unico fine.
Ciò dovrebbe essere vietato, perché ci trascina giù tutti, di livello in livello: fino alle montagne di monnezza, alla rovina economica di una nazione intera che manda un'immagine di sporcizia e malcostume invincibile. Certo che questi scostumati non commettono «reati»: anzitutto perché le leggi se le fanno loro, e decidono loro cos'è la «legalità».
Ma in termini di giustizia, di diritto naturale, essi rubano denaro dei contribuenti.
A questo si riducono le loro trame e manovre, a furto di denaro pubblico.
Non lo fanno (sempre) in modo diretto, intascandosi i soldi.
Lo fanno quando assegnano una poltrona da 400 mila euro di stipendio non a un competente ma a un «cliente» partitico.
Ciò non è reato.
Viene inteso come «malcostume».
Ma quando il «malcostume» è la regola, quando è diventato così comune che il sistema lascia crescere il sindaco di Ceppaloni fino a ministro della Giustizia; quando nessun gruppo o coalizione si vergogna di avere l'appoggio di un Mastella, qui è il problema.
Un problema che supera di molto la «legalità».
Mastella, semplicemente, non ha la credibilità per governare la magistratura.

Quando fa trasferire un magistrato discusso dai suoi stessi colleghi, com'è sua prerogativa di ministro, è inevitabile che tutti si chiedano se non lo fa per impedire indagini su malversazioni e «malcostume», che è l'unica cosa per cui - per sua ammissione - è al potere.
E così lo Stato cessa di funzionare, in una marea di veleni e sospetti: che non si sa più nemmeno quanto siano giustificati, e quanto inventati.
Ecco perché Mastella non doveva pretendere la Giustizia (se avesse avuto qualche decenza); e una volta avutala, doveva dimettersi dopo che si è scoperto che era inquisito dai magistrati che ha ordinato di trasferire.
Qui il «malcostume» diventa qualcosa di peggio, e mi stupisco che non si capisca: è un ministro che perde il diritto a compiere i suoi atti d'ufficio, di cui lo investe l'autorità dello Stato, perché la sua personale autorità è quella di un piccolo ricattatore di paese.
Nel diritto naturale, questo configura vilipendio dello Stato.
Della cui autorità tutti abbiamo bisogno.

Può configurare anche un golpe: non un golpe alla Pinochet, dove un corpo dello Stato impone la sua visione del progetto nazionale con la forza, ma peggio: il golpe di una cosca, attuato allo scopo di mettere parenti e amici e clientes ai posti che contano.
Per un Paese, subire un golpe coi carri armati in strada non è necessariamente una vergogna: si cede a una forza reale, che può ucciderti.
Ma farsi governare dalla norma non scritta del «malcostume», che è il contrario della lealtà, perché ha preso il potere un sindaco mafiosetto di mezza tacca, questa sì è una vergogna.
Ma questo non significa che difendo De Magistris.
Anche lui, come tanti magistrati, pratica il «malcostume»: fa appello alle folle (di Santoro) portando le indagini in piazza.

Quella magistratura intercetta tutto e tutti non da notizia di reato, ma per cercare, con registrazioni di mesi, se parlando quei conversatori commettono un reato.
E' molto diverso.
Anzi, spiare migliaia di persone per vedere se commettono reati, è il contrario della giustizia.
Peggio ancora se quei magistrati danno adito al sospetto di utilizzare i mezzi di cui l'autorità dello Stato li fornisce, per colpire una parte politica e favorirne un'altra: com'è accaduto in Mani Pulite.
Chiunque sa che mettendo sotto controllo per mesi i telefoni di gente che crede di parlare in privato, si possono ascoltare spropositi, volgarità, segreti ripugnanti: basta farlo abbastanza a lungo, e il gioco è fatto.
Se poi non risulta alcun reato, si possono sempre passare ai giornalisti amici, perché le diffondano, quelle parti più grassocce e ripugnanti delle conversazioni tra privati.
In modo, se non si riesce a incarcerare l'avversario, da sputtanarlo.

Sono le fughe di notizie: e chi le dà ai giornalisti?
I magistrati, è ovvio.
E' un reato, ma per accertarlo ci vorrebbero altri magistrati, che mai e poi mai hanno condannato un loro collega di casta per violazione di segreto istruttorio.
Si accetta questo reato come «malcostume».
Ma qual è la conseguenza?
Che quando un magistrato apre un'inchiesta su un ministro, magari il suo ministro, e un personaggio dei più loschi - anche se ne ha motivi autenticamente gravi - può essere accusato di agire per interessi di casta ed odio di parte, di cui ha dato abbondanti prove in precedenza.
Insomma: anche lui ha perso l'autorità morale per compiere gli atti del suo ufficio.
Esattamente come Mastella non ha autorità morale per esercitare gli atti di ministro.
Ho sentito che il leghista Castelli, nel periodo in cui è stato ministro della Giustizia, ha ricevuto una quarantina di avvisi di reato: evidentemente da magistrati che s'erano messi in testa di farlo cadere, o anche solo di esibire il loro odio per la sua parte politica e le «riforme» che questa minacciava
(e non ha fatto).
Motivazioni serie, fattispecie penali non ce n'erano, perché appena Castelli ha perso il posto ministeriale, quelle inchieste sono finite nel nulla.
Volevano solo impedirgli di governare, di esercitare il mandato che gli aveva dato il popolo col voto.
Ci sono riusciti.

Insomma: magistratura e politicanti sono due caste eguali.
A volte contrapposte, ma per interessi di casta.
E il risultato è che, a forza di «malcostume», lo Stato non funziona, e diventa quel teatrino di sospetti e nido di veleni in cui consiste la «politica» in Italia.
Tutto perché tolleriamo il «malcostume», purchè non sia «reato».
E' una mentalità.
Da cui dobbiamo liberarci noi, ma soprattutto i magistrati.
Proprio perché ci sarebbe bisogno di loro contro i Mastella, ma non possiamo fidarci di loro per la loro mentalità.
Questa mentalità è una cancrena inestirpabile.
L'ha dimostrato la stessa Boccassini, quando giorni fa ha svuotato il sacco contro i colleghi (non aveva ricevuto una promozione): la magistratura è politicizzata, la magistratura applica le leggi in modo diverso ad «amici» e nemici, la magistratura è piena di improduttivi («fancazzisti»), ci sono casi di corruzione, i magistrati si promuovono da sé secondo logiche di corrente e di fazione.
Ma poi, subito dopo, la Boccassini ha aggiunto: «C'era una attenuante, fino a qualche tempo fa, quando il governo Berlusconi aveva dichiarato guerra alla magistratura e dunque l'esigenza primaria era quella di difendersi coi denti, oggi quell'attenuante non vale più».
Capito?

Dice, la procuratrice, che avevano usato mezzi extralegali, fughe di notizie, violazioni del segreto istruttorio, apparizioni in TV, insomma il «malcostume» e l'abuso di potere, perché «Berlusconi aveva dichiarato guerra alla magistratura, e bisognava difendersi coi denti».
Concepisce la sua azione contro Berlusconi come una difesa della sua corporazione, e come una battaglia politica.
Ma la magistratura non deve «difendersi coi denti» (ossia: con le carcerazioni preventive per estorcere confessioni, intercettazioni illegali a tappeto, violazioni del segreto istruttorio a mezzo stampa).
A difenderla sono le leggi dello Stato.
Per questo i magistrati hanno stipendi fissi ed alti, per questo le loro carriere sono automatiche e sono praticamente insindacabili, se non dal loro stesso ordine (ordine, non corporazione né «potere»): perché non cedano per timore di perdere i loro benefici a chi gli fa «guerra».
Persino in Pakistan la magistratura ha mostrato più dignità e coraggio, e terzietà autorevole, contro il generale Musharraf, che è un po' più pericoloso di Berlusconi.
Rimedi?
Se ne possono immaginare, certo.

Stabilire precise incompatibilità: magistrati non possono lasciare la toga per una carriera politica.
Non devono parlare in TV delle inchieste in corso.
Ministro non possono restare sindaci della loro clientela elettorale.
Senatori a vita che si drogano devono dare «spontaneamente» le dimissioni, per senso di vergogna e offesa allo Stato.
Parenti non possono avere posti assegnati dal parente ministro o governatore.
Il conflitto d'interessi non deve essere invocato solo per Berlusconi.
E ancora: il parlamento non può esprimere il governo né fornire ministri dai parlamentari, occorrono due votazioni distinte, per mantenere la tensione conflittuale tra i due poteri dello Stato, esecutivo e legislativo.
Ancor più: il parlamento non deve riunirsi in permanenza, bastano due sessioni mensili in autunno e primavera; parlamentare non è un mestiere.
A meno che non si ritenga normale che le assemblee di condominio o i consigli d'amministrazione si riuniscano tutti i santi giorni a decidere al posto del gestore condominiale o dell'amministratore delegato.
Ma soprattutto, bisogna cominciare col togliere loro gli enormi emolumenti.
Dimezzare le paghe ai parlamentari o ai loro grand commis, obietta qualche lettore, non recupera abbastanza denaro da coprire il disavanzo pubblico.
Osservazione stupida.
Il vero senso di una «riforma» del genere è impedire che la politica diventi un mestiere, e così lucroso da giustificare ogni malcostume.
Come oggi: ogni mese che la legislatura Prodi dura, sono altri 15 mila euro.
E ci tengono non solo i parlamentari filo-Prodi, ma anche quelli dell'opposizione.
Sono loro che non fanno cadere Prodi.
Anche loro.

Ecco il malcostume, dove porta: un giorno apprenderemo che la legislatura durerà cento anni. Sempre le stesse facce, Visco, Napoletano, Fini,…
Prodi, mettendo i suoi amiconi ai posti del potere economico pubblico, prepara appunto la sua immortalità extra-legale.
Ma non è un reato, attenzione: è solo «malcostume».
Ma ha ucciso la democrazia, la legalità, la competenza.

Maurizio Blondet per - EFFEDIEFFE - Copyright © all rights reserved.

mercoledì 16 gennaio 2008

Voce al cuore di Napoli

Pubblico una lettera scritta da Ferdinando e Diego di Pianura (Napoli). al Blog di Piero Ricca.


Caro Piero,

ti scriviamo da Pianura, un quartiere popolare di Napoli, dove vive una cittadinanza erede di una tradizione contadina che è stata travolta dall’espansione della città e che per circa quaranta anni ha ospitato il più grande sversatoio di rifiuti d’Europa. Questa discarica è situata in Contrada Pisani, nel cuore dei Campi Flegrei (di cui fanno parte oltre a Pianura anche Quarto, Pozzuoli e Agnano) e a ridosso della Riserva Naturale dello Stato e oasi WWF “Cratere degli Astroni”.

Quello che molti non sanno è che nell’arco di questi lunghissimi anni in quella discarica non è stata sversata solo spazzatura urbana, ma anche qualcosa di ben più pericoloso: rifiuti industriali. Come cadmio, zinco, scarto di vernici, plastiche varie, arsenico, piombo etc. Tutta roba che sicuramente non è né facile né economico smaltire, e che sicuramente nessuno vorrebbe avere sotto casa.

Il sacchetto dell’immondizia che generalmente contiene carta, plastica, qualche cucchiaio di pasta e fagioli, fondi di caffè, bucce di arancia, talvolta anche vetro o metalli, ce lo teniamo dentro casa per ore. Se davvero fosse come qualcuno (erroneamente) crede, vorrebbe dire che inaliamo diossina da sempre tutti i giorni già a casa nostra. Ovviamente non è così.
Se bruciamo quel sacchetto allora sì, la combustione di questi rifiuti sviluppa diossina.

Se poi in quel sacchetto ci buttiamo anche il mercurio, l’arsenico, il piombo, l’uranio…
E’ intuibile che una massaia non potrebbe buttare nel sacchetto dei rifiuti di casa quella roba lì.
Ma un imprenditore industriale o un politico senza scupoli che si nasconde dietro al camorrista di turno possono, eccome.

E’ questa la chiave dell’eterno problema che ci flagella da anni: viene data l’opportunità a chi ne ha bisogno, di smaltire i propri rifiuti tossici a prezzi stracciati.

Le cronache raccontano di Mario Tamburrino, autotrasportatore, al volante del suo mezzo proveniente da Cuneo e diretto in una discarica abusiva tra Qualiano e Villaricca, in località Torretta Scalzapecora. Tamburrino in quel piccolo comune non ci arrivò mai. Quello che è apparso sui quotidiani del 6 Febbraio 1991, è che si presentò al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli, con vistosi quanto dolorosi problemi agli occhi, che l’avrebbero portato alla cecità nel giro di poche ore, ed una notevole difficoltà respiratoria, il tutto accompagnato da una specie di ustione alle mani. La diagnosi dei medici dell’ospedale fu: “sintomi da avvelenamento agli occhi ed ai polmoni da sostanza sconosciuta”.

I pianuresi (dopo i proclami falliti di Prodi) hanno iniziato a liberare con mezzi propri le strade di Pianura. E stato attuale le scuole sono ancora chiuse o inagibili.
Forti manifestazioni di solidarietà si registrano da Pozzuoli, Quarto, Piazza del Gesù (Napoli Centro) dove erano presenti gli amici di Beppe Grillo. E sappiamo da fonti attendibili che i No Global si stanno avvicinando alla Campania, data la presenza di Gianni De Gennaro (in riferimento ai fatti del G8 di Genova). La gente ora ha capito veramente quanto sia pericolosa la diossina e soprattutto da dove viene. Siamo riusciti a diffondere la notizia della tragedia occorsa a Mario Tamburrino.

Anche i giornalisti Rai e Mediaset che presidiano la discarica restano esterrefatti al nostro invito alla riflessione su questo grande controsenso: Polizia e Carabinieri ci caricano a suon di manganello… Ma allora chi difendono, noi o la camorra che gestisce le discariche?

Diego e Ferdinando

VI INVITO AD INFORMARVI ATTRAVERSO IL SITO WWW.PIANURA.ORG COSTANTEMENTE AGGIORNATO SULLA SITUAZIONE RIFIUTI IN CAMPANIA


Bassolino...Munnezz !

Correva l’anno millenovecentonovantotto; tutto taceva all’epoca, ovvero, qualcosa iniziava a muoversi ed a delineare un po’ quello che oggi è lo spettro della MALA-POLITICA CAMPANA e diciamola tutta ITALIANA!
Spicca la figura di un’industriale napoletano, il Signor Tizio; i suoi affari erano un po’ in giro per l’Italia e perchè no, anche nel mondo, il nuovo mondo, le Americhe, più precisamente quelle Amazzoni.
L’idea era nata attraverso i suoi contatti con alcuni ingegneri del Centro-Nord Italia, sull’asse Ferrara – Gallicano, nel lucchese ove risiedeva una società per azioni, la “Verde Azzurro” ed un’ impianto CDR che avrebbe probabilmente potuto alleviare e caso mai evitare i nostri dolori, perché dolorosa è la situazione dei rifiuti.
Il ruolo principale della S. p. a . , tecnicamente parlando, era quella di produrre una nuova energia; l’azienda lavorava, e lavora tutt’ oggi, la frazione secca dei Rifiuti Solidi Urbani non recuperabile, attraverso fasi di triturazione, selezione, essiccazione e pressatura, producendo sotto forma di “bricchetta”, un combustibile alternativo, da poter incendiare anche nei nostri comuni caminetti casalinghi e impianti di riscaldamento. Inoltre con l’aggiunta di un ulteriore macchinario all’impianto CDR, era ed è possibile produrre ogni tipo di energia da poter paradossalmente vendere ai grandi colossi di fornitura energetica; “Avrebbero vissuto di rendita nel giuglianese”!
L’industriale campano, decide di investire nel progetto, un miliardo delle tanto amate LIRE; l’affare era costruttivo, vuoi per fini propri, vuoi anche perché era un progetto salutare, La società Verde Azzurro lo era!
Il brevetto, fu analizzato ai fini della scienza chimica, dalla fondazione Coppetec, un’università di ricerca in Rio de Janeiro.
Il responso dei ricercatori fu memorabile, in quanto il rifiuto urbano, attraverso un processo chimico al quale era sottoposto, veniva sterilizzato in forni ad una temperatura di circa mille gradi centigradi, altro che munnezza!
Il tutto era pronto, le banche americane e svizzere interessate al progetto pure, bisognava solo partire.
Lo spirito patriottico, portò il nostro imprenditore a proporre il progetto, alla nostra giunta comunale e quindi all’allora sindaco, che indirizzò e disorientò l’aitante investitore, proiettandolo verso il presidente del consorzio ambientale (era il
Millenovecentonovantanove).
Le risposte che gli furono date da quest’ultimo , dopo innumerevoli tentativi di contatto furono, “Le faremo sapere al più presto”!
Passarono i mesi ma nulla, tutto taceva; il Signor Tizio, quasi spazientito,
però non la voleva mollare, in quanto i numeri della logica e del buon senso c’erano tutti; l’impianto sarebbe calzato a pennello per Giugliano e lo si sarebbe potuto tenere anche sotto casa, non avrebbe inquinato.
Allora la sua intraprendenza, lo portò a scomodare il sindaco di Giugliano;
“ Visto che passo inosservato al consorzio ambientale” disse tra sé e sé l’imprenditore!
Non gli fu data nessuna risposta concreta, fu maleducatamente deriso, lasciato in un’
attesa senza tempo, per ricevere un NO che era già stato sentenziato!
Il motivo era unico e solo e la risposta datagli dal sindaco fu la seguente
“ Signor Tizio, io non posso dirvi niente, qui quello che comanda è Don Antonio”!
Ma chi sarà mai??

Ringraziamo Giulia per la preziosa collaborazione

lunedì 14 gennaio 2008

MICROCHIP EMOZIONALE



Prigionieri “chippati come cani”
Hi-tech 'il satellite' sta per attuare un progetto di pedinamento per creare più spazio nelle prigioni. Gruppi per i diritti civili e i Probation Officers furiosi contro questo sistema “avvilente”
Di Brian Brady, il redattore di Whitehall
Pubblicato: 13 gennaio 2008
Alcuni ministri stanno progettando di piantare microchips "machine-readable" sotto la pelle di migliaia di criminali come sistema di pedinamento elettronico al fine di creare più spazio nelle prigioni britanniche.
Tra sicurezza del sistema di controllo esistente e carceri sovraffollate, il Ministero della Giustizia sta analizzando l'uso del satellite e delle onde-radio per monitorare i criminali.
Ma questi chip, Invece di essere contenuti nei braccialetti che portano sulla caviglia i delinquenti agli arresti domiciliari, sarebbero inseriti chirurgicamente sotto la pelle degli stessi al fine di migliorare il sistema di controllo. L'identificazione a radiofrequenza (RFID) può dare informazioni personali su individui, incluso identità, indirizzo e precedenti penali.
Questo sistema, soprannominato "spychips" da chi fa campagne sulla privacy è già usato in tutto il mondo per monitorare cani, gatti, bestiame bovino e bagagli in aeroporto, ma non c'è nessun precedente riguardo i delinquenti della comunità. I chip sono considerati anche come un metodo per aiutare a tenere ordine all'interno delle prigioni.
Il Ministero superiore di Giustizia la notte scorsa ha confermato che il reparto sperava di andare oltre, estendendo la serie geografica dei chip sottocutanei attraverso un collegamento satellitare simile a quello usato per reperire automobili rubate. "Tutte le opzioni sono sulla tavola, noi gradiremmo perseguire con questa", la fonte aggiunge.

Questa scelta è in linea con una proposta fatta da Ken Jones, il presidente dell'Associazione degli Agenti di Polizia (Acpo), ovvero che i chip elettronici dovrebbero essere piantati chirurgicamente nei condannati per pedofilia e stupratori per localizzarli più facilmente. La tecnologia di Sistema di Posizionamento globale (GPS) è considerata il metodo favorito di monitoraggio per impedire a questi ultimi di avvicinarsi a zone "proibite" come ad esempio le scuole elementari.
"E’ da molti anni che vogliamo prendere in considerazione questa tecnologia, perché sembra una soluzione sensibile ai problemi che affliggono quest’area", ha detto il ministro superiore. "Noi lo abbiamo studiato in passato e siamo ritornati a prenderlo in considerazione oggi sebbene turbati dalla praticità e dall’etica, ma se riflettete sulle sfide a cui deve far fronte il sistema giudiziario allora vi renderete conto che è arrivato il momento di mettere in pratica questo sistema."
Il Governo è stato costretto a riesaminare la politica giudiziaria e il serio sovraffollamento delle carceri nazionali, dopo che la popolazione carceraria , dai 60,000 nel 1997, è salita a quota a 80,000 oggi.
Il Regno Unito ha il numero di prigionieri più alto dell’ Europa occidentale, e il Governo sta progettando altri 20,000 luoghi addizionali ad un costo di 3.8 miliardi di sterline - incluso tre nuove gigantesche "supercarceri" - nei prossimi sei anni.
Più di 17,000 individui, incluso criminali e sospetti rilasciati su cauzione sono soggetti a monitoraggio elettronico ogni volta che devono stare a casa più di 12 ore per giorno. Ma fonti ufficiali rivelano che più di 2,000 ogni anno eludono il sistema manomettendo i chip o strappandoli via. La violazione degli arresti domiciliari è aumentata del 283% ( 11,435 nel 2005 a 43,843 nel 2006). Il sistema di monitoraggio, utilizzato anche sui telefoni cellulari, può fallire in caso di problemi di connessione.
Una pilota elettronico di monitoraggio satellitare, costato miliardi di sterline, è stato accantonato l'anno scorso dopo che un rapporto rivelò come molti criminali eludevano il sistema con molta semplicità. Il progetto "prigione senza sbarre" non riuscì a tenerli sotto controllo quando si trovavano all’ombra di grandi edifici.
Il giornale “The Independent” la scorsa domenica ha assegnato ai ministri i meriti di avanguardia tecnologica grazie alla quale è praticamente impossibile rimuovere i chips.
Questi, iniettati nel lato inferiore del braccio con un ago ipodermico, sono formati da una capsula di vetro indurita contenente un chip di computer, un'antenna di rame ed un "condensatore" che emettono dati immagazzinati sullo stesso se richiesti attraverso un lettore elettromagnetico.
Ma questa scelta drammatica per rafforzare controlli sui criminali britannici, ha provocato un forte dissenso da parte di Gruppi per i diritti civili e i Probation Officers. Shami Chakrabarti, direttore di “Liberty”, ha detto: "Se l'Ufficio Principale non si rende conto che piantare un chip sottocutaneo è peggio di un braccialetto elettronico alla caviglia, allora non hanno bisogno di un avvocato dei diritti civili; loro hanno bisogno di un mezzo che piace alla gente per approvare questo nuovo sistema di controllo.”
" in questo modo criminali pericolosi non faranno alcunché per riabilitasi nella società e per la nostra sicurezza, così come alcuni troveranno inevitabilmente un modo per aggirare questa nuova tecnologia."
Harry Fletcher, assistente segretario generale dell'Associazione Nazionale di Probation Officers, ha detto che la proposta non renderebbe la vita dei suoi membri più facile e degraderebbe i loro clienti. Ha inoltre aggiunto: "noi crediamo che il sistema attuale funziona bene così come è. Sapere dove si trovino criminali e pedofili non vuol dire sapere cosa stanno facendo”.
"Questo è il genere di idea sciocca che di tanto in tanto arriva dal dipartimento, ma mettere un chip nelle persone così come facciamo per i nostri animali domestici non può assolutamente essere presa in considerazione. Non credo che trattare le persone come pezzi di carne possa rappresentare un miglioramento del sistema.”
La VeriChip Corporation, azienda leader nella vendita di Chips negli States, la cui filiale principale sta vendendo chip-radio per animali da oltre un decennio, ha venduto 7,000 RFID di cui 2000 approssimativamente sono stati impiantati in esseri umani. La società afferma che dei suoi VeriChips ne sono stati installati più di 5,000 (scavalcando cura sanitaria, sicurezza, governo e mercati industriali) e sono utilizzati anche per verificare VIP MEMBERSHIP in alcune discoteche, facendo pagare automaticamente l’entrata e deducendo il prezzo dei drink ordinati attraverso un conto pre-pagato.
La possibile valorizzazione di questa tecnologia sul sistema giuridico del Regno Unito fu accentuata 18 mesi fa, quando Mr Jones della Acpo suggerì che i chip potevano essere impiantati negli stupratori. Gli impianti sarebbero monitorati da un satellite, abilitando le autorità ad organizzare "zone off-limits", incluso scuole, terreni di gioco e abitazioni di vittime di violenza, impossibili da raggiungere per gli individui chippati.
"Se noi siamo capaci di localizzare automobili, perché non localizzare persone?" ha detto Mr Jones. "Si potrebbero impiantare chips chirurgicamente negli stupratori più pericolosi disposti ad essere controllati."

Pro: 'Noi localizziamo macchine, perché non le persone?'

Il Governo sta lottando per monitorare migliaia di criminali nella comunità ed è preoccupato a causa del sovraffollamento delle carceri che stanno per scoppiare. Questa proposta potrebbe essere una soluzione alla violazione degli arresti domiciliari, e porterebbe maggiore sicurezza tenendo gli stupratori fuori dalle aree proibite." "Se noi siamo preparati per localizzare macchine, perché non localizziamo persone?" Ken Jones, Acpo.
Gli ufficiali discutono sul fatto che i chip interni abilitano le autorità a rafforzare la sicurezza garantendo un efficace sistema di arresti domiciliari e permettendo la verifica immediata dell’ ID in caso di violazione.
I chip interni sono efficaci anche nel mantenere l’ordine all'interno delle prigioni. Negli Stati Uniti, si usano per localizzare i movimenti di ogni singolo membro di una banda all'interno delle prigioni.
Anche i criminali stessi preferirebbero un sistema di controllo invisibile, invece del grosso equipaggiamento portato sulla caviglia.

Contro: 'ciascuno di noi potrebbe essere il prossimo'

Professionisti del sistema giuridico ritengono che il sistema attuale è efficace nel 95% dei casi. L’efficacia della RFID non è provata anche se il fatto che sia più invadente e che porta ulteriori informazioni sull'individuo è una realtà. Le apparecchiature sono state nominate "spychips" (chip spia) da alcuni critici i quali avvertono che quest’ultime emetterebbero informazioni sui movimenti di altre persone a loro insaputa (violando così le leggi sulla privacy, ndr Ale P.).
Liz McIntyre, esperta nella privacy del consumatore, ha detto che un suo collega competente in materia ha già provato che il chip può essere clonato. "Basta incontrare una persona che si è tagliata casualmente e si possono deviare i segnali del cip in una questione di secondi".
Alcune società progettano impianti sottocutanei che potrebbero vibrare, innestare elettroshock, inviare messaggi, o servire come microfono per registrare conversazioni! "È probabile che alcune persone scioccamente non considerano tutti di questi aspetti tanto da permettere che questa tecnologia prenda piede nella società iniziando ad essere impiantata nei criminali come stupratori ed assassini…
ciascuno di noi potrebbe essere il prossimo." (ndr "Liz McIntyre)

Traduzione a cura di http://shouldweknow.blogspot.com/
Articolo in lingua originale http://news.independent.co.uk/
ACPO The Association of Chief Police Officers http://www.acpo.police.uk/
Verichip Corp. http://www.verichipcorp.com/Probation Officers http://www.bls.gov/oco/ocos265.htm

un invito a tutti i lettori all-informazione, cercate su youtube spychips oppure new world order

domenica 13 gennaio 2008

venerdì 11 gennaio 2008

V-chemtrails Day



Il guru ha deciso.Dopo la disfatta contro i politici, prossimamente (il 25 aprile) nelle piazze d'Italia andrà in onda il V2-day dedicato ai nostri "disinformatori", primo su tutti Gianni Riotta, chairman del TG1.

Siamo tutti con te Beppe !

Perchè non ci aiuti anche tu con le scie chimiche ?!? a sentirti sembrano bazzecole
Ma non ne sarei proprio convinto.

Dicono che sono controlli climatici, molti hanno dei dubbi. Vi ricordo che da un pò di tempo a questa parte i meteo di tutti i canali non trasmettono più immagini satelittari. Il motivo? Sapete dirmi che cosa sono tutte queste linee in cielo?



Ascoltateci, non vi costa nulla. Firmiamo la petizione contro le sciechimiche. e magari qualche volta mandiamo a cagare anche Beppe Grillo che con le sue dichiarazioni sulle scie chimiche mi fa venire qualche dubbio.

martedì 8 gennaio 2008

CORPORATIONS



Quando l'ho visto ho pensato come mai non è stato pubblicizzato. Ma poi, quando lo vedi, te ne fai una ragione.

Una buona parte del film è dedicato alle cose che tutti sanno ma che, ahimè, nessuno ci fa più caso.

La polis oramai è quasi al bivio.La gente è costretta a lavorare tutto il giorno, tutti i giorni per arrivare a fine mese. Questo è il ciclo che è toccato ai nostri per arrivare ad una tormentata pensione.
A noi ci tocca di peggio. Non ci saranno pensioni per noi e dovremmo lavorare fino a quando la forza nelle braccia ci consentirà di farlo per poi vivere i nostri anta nel mondo del disagio.
Ci hanno resi talmente impegnati a fare soldini che il nostro tempo libero lo utilizziamo per riposarci e non per porci interrogativi.
Così anche se è palese il potere della massoneria, i finti attentati, il terrorismo che unisce il popolo contro uno pseudonemico, la Nike e l'Adidas che continuano a sfruttare le popolazioni del sud-est asiatico, i diritti umani vengono surclassati dal profitto di aziende multinazionali.
Noi siamo troppo stressati, lavoratori precari che non hanno il tempo di pensare a tutto questo. Quindi si lavora, si lavora e basta...
...nel frattempo il mondo è guidato da pochi potenti verso un nuovo ordine mondiale
il quale, credetemi, non ci porterà alcun beneficio.
Dobbiamo ribellarci!
together we are stronger !

mercoledì 2 gennaio 2008

American Dream...


il sogno americano, è diventato il sogno del mondo intero.
di ogni cittadino.
tutti vorrebbero una bella macchina, una bella casa, tanti vizi e
un milione di dollari in banca.
Ci sono cose che noi dobbiamo sapere.Cose che ci sono nascoste, da sempre.
Partendo dai libri di storia e continuando nei secoli a ritroso
allora possiamo renderci conto non solo dello schifo che ci circonda
(oramai è palese) ma anche degli agenti che hanno scatenato lo stesso.
Questo è il mio commento ad un pomeriggio trascorso all'insegna del
buon senso.Andrea, mio blog-cooperatore, mi ha mostrato un film, si chiama
NUOVO SECOLO AMERICANO scaricabile gratuitamente dal sito di ARCOIRIS.TV
Non pubblicizzo, non l'ho mai fatto per principio.Ma questa volta mi sento in dovere di farlo.In nome della Ragione.L'informazione libera merita di essere linkata, trasmessa, raccontata e perchè no, mai come adesso, pubblicizzata. L'autore, Massimo Mazzucco merita applausi e standing ovation. Lo definisco il Micheal Moore made in italy. Un uomo affidabile, sincero, in gamba e preparato che con questo video ha un attimino creato un altro 11 settembre, ma questa volta a farne le spese non sono le povere vittime del world trade center, ma sono loro ! I cattivi, I veri padroni dell'America, responsabili di questa catastrofe. Ed è la delicatezza che mi ha colpito, quel modo elegante di denunciare il fatto.
Arrivato ai titoli di coda mi sono reso conto di una cosa tra le tante:
se questa è l'america, se il sogno americano è il risultato di quello che ho visto
allora a me questa America fa schifo ! e la stessa sensazione dovrebbero provarla tutti i cittadini americani, ma, ahimè, c'è chi ancora sotto ipnosi, crede che Bush sia il salvatore del mondo, quando i fatti ci fanno capire chiaramente che il terrorismo non è fuori, non è il volto di Osama Bin Laden o il povero Saddam Hussein.
Il terrorismo ha sede operativa nella casa bianca.
DIFFONDIAMO LA VERITA', CONFRONTIAMO L'EVIDENZA.
TOGETHER WE ARE STRONGER.

GUARDA IL DOCUVIDEO "NUOVO SECOLO AMERICANO"